No, così no! Ora che sembravi uscire fiducioso dal buio di quel male beffardo che ti ha travolto da vigliacco, senza rispetto alcuno per i tuoi affetti, i tuoi sogni, i tuoi progetti, i nostri progetti… «Sai che facciamo? – ci siamo detti l’altra sera, nell’ultima nostra chiacchierata – Mi danno tutti del miracolato, dai che proviamo a far santo don Gnocchi?». Abbiamo riso. Poi, più seriamente: «Però un bel libro sulla mia vicenda ci sta: sono anni che scriviamo di riabilitazione, mica avevo capito che era una cosa così tosta…». Niente, non ce la facevi proprio: quando il lavoro è la passione di una vita, te lo porti sulle spalle, sempre.
Ci siamo incrociati nel tempo zigzagando tra le stesse esperienze, a volte uno arrivava e l’altro usciva: il servizio civile in Caritas Ambrosiana, poi gli impegni in aziende, redazioni e agenzie, infine la Fondazione Don Gnocchi, per condividere le responsabilità di questi ultimi anni. Gli stessi valori, un po’ anche il medesimo stile: la tua capacità di tessere relazioni e costruire ponti era però unica e ammirevole. Ci mancherà.
Mi mancherai, Damiano. Mi mancherà la tua calma, la disponibilità all’ascolto, la generosità nel condividere fatiche e preoccupazioni, la serenità con cui allentavi ogni tensione, dentro e fuori l’ufficio, al lavoro e in famiglia, accanto a Laura e Riccardo, ai quali ci stringiamo con affetto.
Ho tanti ricordi a cui attingere per provare ad addolcire la morsa che stringe dentro. Ma anche il rimpianto di aver colpevolmente rimandato quell’abbraccio promesso, quella visita doverosa, «quell’incontro di redazione - dicevi - nella sezione staccata del Centro di Marina di Massa per programmare il futuro».
No, così no! Ora anche per noi, anche per me, si fa sempre più difficile. Aiutaci, aiutami come sempre sapevi fare. E proveremo ad andare avanti. Lo dobbiamo, lo devo anche a te.
Ciao, Damiano, amico mio.